(22.01.2015) Sulle "Istruzioni per la Valutazione Affidabilistica della Sicurezza Sismica di Edifici Esistenti", CNR-DT212/2013, documento CNR del 14 maggio 2014.
L'argomento interessa i Professionisti che operano nel campo del consolidamento strutturale antisismico.
Sui contenuti del documento sono sorte varie perplessità, sia sul metodo che nel merito, che intendiamo condividere con Voi attraverso il contributo illuminante del Dott. Ing. Fausto Giovannardi, Direttore responsabile della rivista Ingegneria Sismica.
Francesco Pugi
Basta una cifra decimale
La recente presentazione della CNR-DT 212/2013 -Istruzioni per la Valutazione Affidabilistica della Sicurezza Sismica di Edifici Esistenti- ha riacceso la discussione che si era solo assopita con l’entrata in vigore delle NTC 2008, dopo il polverone provocato dalla originale vicenda iniziata con l’ordinanza 3274 della Protezione civile di Bertolaso.
Chiariamo subito che la CNR-DT 212/2013 non è legge e neppure una linea guida. E’ solo un contributo di un gruppo di studiosi ad un tema importantissimo soprattutto per il nostro paese. Questa premessa è doverosa perché in passato le pubblicazioni del CNR hanno spesso svolto un ruolo “ufficioso” di norma.
Scopo dichiarato della CNR-DT 212/2013 è quello di riuscire a determinare “l’effettivo livello di protezione della struttura, misurato in termini di probabilità di superamento di ogni stato limite considerato”.
Il gruppo di studiosi che ha elaborato il documento, ritiene inoltre che “… lo sviluppo della normativa tecnica sulle strutture esistenti debba porsi quale obiettivo centrale la messa a punto di procedure idonee a valutare il riflesso sul risultato finale di tutte le incertezze a valle dell’azione sismica di verifica, in termini di probabilità di superamento dello stato limite.” “Le presenti Istruzioni costituiscono quindi un approccio di livello superiore rispetto a quello previsto dalla Normativa vigente, ed è da ritenere che ad esse verrà fatto ricorso in casi di particolare rilevanza economica e/o sociale. È anche prevedibile ed augurabile che dei concetti e delle procedure in esse contenuti possano giovarsi le future revisioni delle Norme attuali.”
Il messaggio trasmesso è chiaro: lo stato dell’arte consente non solo di progettare la sicurezza degli edifici esistenti di fronte al sisma ma anche di determinare la quantità di questa sicurezza.
Ci sia permesso di dubitare senza produrre calcoli, formule o teorie varie.
E’ patrimonio comune condiviso che l’analisi del comportamento sismico degli edifici esistenti in muratura è caratterizzato da una grande incertezza, sia per la scarsa conoscenza delle caratteristiche meccaniche della muratura, nonché dell’effettiva organizzazione delle strutture (ammorsature, connessioni, rigidezza solai, etc.).
Se poi dall’edificio singolo passiamo agli aggregati edilizi, casomai dei centri storici, la cosa si complica ancora e di molto.
Dalla osservazione dei danni a seguito dei recenti terremoti è stato riscontrato come la vulnerabilità di molti edifici in muratura dipende prioritariamente da carenze costruttive e dai dettagli costruttivi.
Il sisma non disintegra in modo disordinato le case in buono stato di manutenzione, ma seleziona le parti strutturali e le soluzioni tecnologiche più deboli, attivando meccanismi in molti casi facilmente prevedibili e già da tempo catalogati, a partire dal magistrale insegnamento di Antonino Giuffrè (Letture sulla meccanica delle murature storiche del 1991), nelle due grandi categorie del primo e secondo modo di danno.
Gli interventi per ridurre le carenze sono sufficientemente conosciuti e condivisi. Rileviamo, perplessi, come lo spirito che guida il tecnico-normatore è invece la certezza a tre cifre decimali. Ogni stanza di ogni casa del territorio italiano, ha un suo valore dell’accelerazione attesa a tre cifre decimali ed ora con la CNR-DT 212/2013 nella valutazione della vulnerabilità degli edifici esistenti entra in gioco “l’ipercubo ad N variabili aleatorie”.
Eppure abbiamo sperimentato sulla pelle la differenza tra il “sisma atteso” dalle Norme in Emilia Romagna e quello arrivato nella tragica realtà.
Sappiamo da tempo che la complessità del patrimonio esistente la si semplifica solo con il paziente lavoro di conoscenza e che il pericolo e la vulnerabilità del nostro enorme e meraviglioso patrimonio di edilizia storica la si contrasta con interventi anche modesti ma diffusi e compatibili con la nostra economia.
Ma la nostra intelligenza non va in quella direzione, si muove alla ricerca di percorsi complicati, a tre cifre decimali, realizzabili da pochi e con tanto dispendio economico.
E l’Aquila è ancora li in rovina.
Fausto Giovannardi